Il sindaco si lamenta del business dell’accoglienza, ma sono lacrime di coccodrillo, perché il primo a favorirlo è proprio lui.
Se avesse gestito direttamente l’accoglienza dei richiedenti asilo in accordo con la Prefettura (Sprar), strutture come quella a San Pierino non si sarebbero mai aperte.
La legge prevede infatti che se un Comune gestisce direttamente i richiedenti asilo non vi possono arrivare più di 3 richiedenti ogni mille abitanti (per Bovolone massimo 46) e che così non si possono aprire strutture gestite direttamente da privati.
Ora invece vi sono 21 posti letto ai Baldoni, la struttura di S. Pierino da 50 posti e se ne possono aggiungere altri. Infatti se il Comune non li gestisce direttamente non vi è limite numerico agli arrivi.
Inoltre con la gestione diretta del Comune non c’è business, perché ogni spesa deve essere rendicontata, mentre con l’affidamento diretto a privati i rimborsi sono forfettari e quindi c’è maggior margine per chi li gestisce.
Gestendoli direttamente il Comune saprebbe con buon anticipo quanti ne arrivano, chi sono e cosa fanno durante il giorno, perché li controllerebbe direttamente, mentre con l’affidamento a privati da parte della Prefettura non viene informato prima degli arrivi e non sa quanti sono, chi sono e cosa fanno.
Per l’ennesima volta il Sindaco non si assume le proprie responsabilità, lascia carta bianca al Prefetto e spalanca le porte al business dell’accoglienza.
Già i Comuni di Sanguinetto, Bevilacqua e S. Pietro di Morubio hanno chiesto di aderire alla rete Sprar, dopo un primo rifiuto. Ad esempio Sanguinetto rifiutò di aderire allo Sprar e si è trovato 80 richiedenti asilo sul territorio senza possibilità di controllo; ora ha chiesto di aderirvi e in questo caso i profughi saranno ridotti a 12.
Ci auguriamo che il sindaco si renda conto dell’errore commesso e aderisca alla rete Sprar prima che il numero di richiedenti asilo sul territorio diventi insostenibile.

Cosa dice la Legge
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